Ipertensione, il killer silenzioso
L’aumento dei valori pressori sia di massima (sistolica) sia di minima (diastolica) costituisce una situazione di rischio tanto per il cuore (infarto miocardico, insufficienza cardiaca) quanto per cervello (ictus), rene (insufficienza renale) e retina dell’occhio.
Il rischio di sviluppare queste malattie cresce con l’aumentare dei valori pressori. Tuttavia, oggi si ritiene che il rischio aumenti in modo apprezzabile tale da dover giustificare un intervento terapeutico in presenza di valori pari o superiori a 140/90 mmHg.
Valori tra 140/90 e 160/100 sono definiti ipertensione arteriosa di grado 1, tra 160/100 e 180/110 di grado 2 e oltre 180/110 di grado 3.
L’ipertensione arteriosa colpisce in Italia il 33% degli uomini e il 31% delle donne. Secondo i dati del progetto “Cuore” nel Friuli Venezia Giulia l’ipertensione arteriosa colpirebbe il 45% degli uomini e il 37% delle donne. In oltre il 90% dei casi non riusciamo a individuare la causa e perciò viene chiamata “essenziale”. Raramente si riscontrano e in quella situazione viene chiamata secondaria. Spesso peraltro riscontriamo una familiarità per la presenza di ipertensione nei genitori o fratelli.
La Pressione arteriosa (PA) varia nell’arco della giornata e delle stagioni: in estate in genere è più bassa. La diagnosi pertanto non si basa sulla singola misurazione ma su almeno due misurazioni per visita ripetute in 2-3 occasioni.
Ci sono soggetti in cui la PA rilevata dal medico è molto più elevata rispetto ai valori misurati a domicilio o nelle 24 ore. Questa situazione è chiamata “ipertensione arteriosa da camice bianco” ed esprime un rischio inferiore rispetto agli ipertesi ma superiore rispetto ai normotesi.
I valori pressori rilevati da automisurazione a domicilio per essere normali non devono superare i 135/85 mmHg.
Quando si riscontrano valori pressori discordanti fra PA ambulatoriale e domiciliare si ricorre al monitoraggio ambulatoriale della PA nelle 24 ore. Si tratta di un manicotto collegato a un registratore portatile che esegue delle misurazioni della PA ad intervalli predefiniti.
A che valori si deve portare la PA?
In genere sotto i 140/90, ma in alcune situazioni come negli infartuati o diabetici o nefropatici l’obiettivo è raggiungere valori di meno di 130/80.
Compito del medico infatti è non soffermarsi sul singolo valore della PA ma calcolare il cosiddetto “rischio globale” perché in base alla presenza o meno di altri fattori di rischio per il nostro cuore (fumo, diabete, colesterolo o in presenza di infarto o insufficienza renale) l’atteggiamento terapeutico sarà più o meno “aggressivo”.
I CONSIGLI PER EVITARE DATI ALTERATI
Come si cura?
Il primo step è modificare lo stile di vita.
È necessario:
- abolire il fumo;
- calare di peso (5 kg in meno sono 4 mmHg in meno);
- ridurre il sale nella dieta evitando salumi, cibi salati o in scatola o uso di dadi o glutammati usati per insaporire e ridurre alcool;
- favorire uso di frutta e verdura e pesce;
- fare attività fisica aerobica (cammino, nuoto o bicicletta) 30 minuto al giorno;
- porre attenzione a soggiorni montani oltre 1.800 metri e all’uso degli antidolorifici/cortisone.
Uso di farmaci
Questo è compito del medico e deve mirare da una parte a raggiungere i valori di PA fissati per quel determinato soggetto e dall’altra a non causare o minimizzare gli effetti collaterali che i diversi farmaci potrebbero provocare.
L’ampia scelta di farmaci ci permette di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche del paziente.
È importante minimizzare o evitare gli effetti collaterali da farmaco perché l’ipertensione è spesso senza sintomi e la presenza di disturbi da farmaco è causa di sospensione o assunzione irregolare della medicina. Non esiste il farmaco migliore ma quello o quelli più adatti alla situazione clinica del paziente.
Come misurare la pressione arteriosa?
- misuratela seduti in una stanza tranquilla dopo alcuni minuti di riposo e senza aver assunto alcool o caffè
- liberate il braccio dagli indumenti
- mantenete il bordo inferiore del bracciale circa 2 centimetri sopra la piega del gomito
- ponete il braccio a livello del cuore
- misurate un volta almeno sia a destra che a sinistra: rilevate poi le misurazioni future sul braccio con PA più elevata (spesso ci sono differenze di 5-10 mmhg fra i due bracci)
- misurate la PA 3 volte a distanza di 1 minuto annotando la media delle ultime 2 misurazioni
A cura del dott. Giovanni Martin, Specialista in Cardiologia
pubblicato su SaniMagazine 06/2021